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Oblivion

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Por:   •  21/9/2013  •  5.065 Palavras (21 Páginas)  •  567 Visualizações

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« "Fanciulle, qual valente cantore tra voi s'aggira, più soave tra tutti, e che più gaie vi rende?"

"È un cieco, e dimora nella pietrosa Chio." »

(Pseudo-Omero, Inno ad Apollo)

Omero (gr. Ὅμηρος) è il nome con cui è tradizionalmente identificato il poeta greco autore dell'Iliade e dell'Odissea — i due massimi poemi epici della letteratura greca antica. Nell'antichità gli erano state attribuite anche altre opere: il poemetto giocoso Batracomiomachia, gli Inni omerici, il poemetto Margite e vari poemi del Ciclo epico.[1]

Già dubbie le attribuzioni della sua opera presso gli antichi, solo a partire dalla seconda metà del Seicento si iniziò a dubitare dell'esistenza stessa del poeta, dando inizio alla così detta "questione omerica".

Indice [nascondi]

1 Etimologia del nome

2 Tradizione biografica

3 La questione omerica

3.1 L'età antica

3.2 La nuova formulazione moderna della questione

3.3 Analitici e unitari

3.4 L'ipotesi oralistica

4 La tradizione manoscritta

4.1 L'antichità

4.2 Il Medioevo

4.3 L'età moderna e contemporanea

5 Religione e antropologia in Omero

6 Il testo d'Omero come enciclopedia del mondo greco

7 Onorificenze

8 Bibliografia

9 Note

10 Altri progetti

11 Collegamenti esterni

Etimologia del nome[modifica | modifica sorgente]

Il suo nome, probabilmente greco, potrebbe avere diverse spiegazioni etimologiche:

ὁ μὴ ὁρῶν (o mè oròn) "colui che non vede" (la tradizione infatti lo vuole cieco; la cecità ha nell'antichità connotazione sacrale e spesso era simbolo di doti profetiche e di profonda saggezza; molti aedi erano ciechi, anche Demodoco nell'Odissea)

ὅμηρος (hómeros) "l'ostaggio", ma anche "il cieco" (come "persona che si accompagna a qualcuno", da ὁμοῦ ἔρχομαι (homù èrchomai), "vado insieme")

ὀμηρεῖν ("omerèin") "incontrarsi"; vi erano infatti delle piccole riunioni, definibili anche assemblee, nei gruppi di "Omerìdi" che narravano quei canti che in seguito sarebbero stati i costituenti dei poemi più famosi dell'età greca arcaica.

Tradizione biografica[modifica | modifica sorgente]

Omero e la Sua Guida, di William-Adolphe Bouguereau (1825–1905)

La biografia tradizionale di Omero, tratta dalle fonti antiche, è fantasiosa. I tentativi di costruire una biografia di quello che si è sempre ritenuto il primo poeta greco sono confluiti in un corpus di sette biografie comunemente indicate come Vite di Omero. La più estesa e dettagliata è quella attribuita, con tutta probabilità erroneamente, ad Erodoto, e perciò definita Vita Herodotea. Un'altra biografia molto popolare tra gli antichi autori è quella attribuita, ma erroneamente, a Plutarco. Ad esse si può aggiungere come ottava testimonianza di simili interessi biografici l'anonimo Agone di Omero e Esiodo. Alcune delle genealogie mitiche di Omero tramandate da queste biografie sostenevano che fosse figlio della ninfa Creteide, altre lo volevano discendente di Orfeo, il mitico poeta della Tracia che rendeva mansuete le belve con il suo canto.

Una parte notevolmente importante nella tradizione biografica di Omero verteva intorno alla questione della sua patria. Nell'antichità ben sette città si contendevano il diritto di aver dato i natali a Omero: prime tra tutte Chio, Smirne e Colofone, poi Atene, Argo, Rodi e Salamina La maggioranza di queste città si trova nell'Asia minore, e precisamente nella Ionia. In effetti, la lingua di base dell'Iliade è il dialetto ionico: questo dato attesta però soltanto che la formazione dell'epica è probabilmente da collocarsi non nella Grecia odierna, ma nelle città ioniche della costa anatolica, e non ci dice nulla sulla reale esistenza di Omero, né tanto meno sulla sua provenienza.

L'Iliade contiene anche, oltre alla base ionica, molti eolismi (termini eolici). Pindaro suggerisce perciò che la patria di Omero potrebbe essere Smirne: una città sulla costa occidentale dell'attuale Turchia, abitata appunto sia da Ioni che da Eoli. Quest'ipotesi è stata però privata del suo fondamento quando gli studiosi si sono resi conto che molti di quelli che venivano considerati eolismi erano in realtà parole achee.

Secondo Simonide, invece, Omero era di Chio; di certo sappiamo solo che nella stessa Chio c'era un gruppo di rapsodi che si definivano “Omeridi”. Inoltre, in uno tra i tanti inni a divinità che vennero attribuiti ad Omero, l'Inno ad Apollo, l'autore definisce se stesso “uomo cieco che abita nella rocciosa Chio”. Accettando dunque come scritto da Omero l'Inno ad Apollo, si spiegherebbero sia la rivendicazione dei natali del cantore da parte di Chio, sia l'origine del nome (da ὁ μὴ ὁρῶν, ho mē horōn, il cieco). Erano queste, probabilmente, le basi della convinzione di Simonide. Tuttavia, entrambe le affermazioni, quella di Pindaro e quella di Simonide, mancano di prove concrete.

Secondo Erodoto[2] Omero sarebbe vissuto quattrocento anni prima della sua epoca, quindi verso la metà del IX secolo a.C.; in altre biografie Omero risulta invece nato in epoca posteriore, perlopiù verso l'VIII secolo a.C..La contraddittorietà di queste notizie non aveva incrinato nei Greci la convinzione che il poeta fosse veramente esistito, anzi aveva contribuito a farne una figura mitica, il poeta per eccellenza.

Anche sul significato del nome di Omero si sviluppò la discussione. Nelle Vite, si dice che il vero nome di Omero sarebbe stato Melesigene, cioè (secondo l'interpretazione contenuta nella Vita Herodotea) “nato presso il fiume Meleto”. Il nome Omero sarebbe quindi un soprannome: tradizionalmente lo si faceva derivare o da ὁ μὴ ὁρῶν (il cieco), oppure

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